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15 luglio 2010 | | |

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Con Antonio Onorati abbiamo realizzato un bilancio della riunione della OSC

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Appena finita la Consultazione Regionale delle organizzazioni della società civile (OSC) d’Europa, Asia Centrale e Occidentale sulle Linee Guida Volontarie per il possesso della Terra e delle Risorse Naturali della FAO, Radio Mundo Real ha parlato con Antonio Onorati, rappresentante del Comitato Internazionale per la Sovranità Alimentare che ha partecipato attivamente alle tre giornate di riunioni con lo scopo di conoscere la sua opinione rispetto all’incontro.

Onorati ha realizzato un bilancio nel quale ha analizzato i punti positivi e quelli negativi della consultazione, e ha sottolineato quali sono le aree sulle quali c’è da lavorare e i punti che si prenderanno in considerazione a breve e lungo termine.
In primo luogo, ha indicato che uno dei punti positivi è che si è discusso su un tema molto complesso che comprende una regione territoriale molto diversa; tuttavia si è cercata la similitudine per definire una strategia comune.

Come secondo punto positivo ha segnalato che, oltre ad esessere una consultazione, questa riunione è stata un’istanza di formazione e capacitazione per organizzazioni sociali, e ciò è stato evidenziato particolarmente nel caso dei partecipanti dell’Asia Centrale.

Come terzo punto si è riferito al fatto che la discussione sulle direttrici ha toccato aspetti molto politici, se dovessero essere volontarie oppure obbligatorie, se fosse utile o no entrare in un processo istituzionale; secondo lui ciò implicherebbe punti della strategia a lungo termine da discutere nella forma più ampia possibile.

Per quanto riguarda gli aspetti negativi, si è riferito alla difficoltà che rappresenta trattare questioni che richiedono una risposta radicale presentando alternative che riflettano questa stessa radicalità, ma all’interno di un contesto istituzionale. In questo senso, ha parlato della necessità di proporre risposte concrete, come creare un nuovo quadro giuridico che stabilisca un ambito di diritti con un approccio totalmente distinto: al rispetto ha menzionato i diritti collettivi e un modello di produzione che abbia un rapporto completamente differente con la natura rispetto a quello promosso dall’industria.

Questo, già applicato da alcuni movimenti, deve essere presentato come qualcosa di fattibile e che i governi si impegnino a rispettare, ha affermato.
Un altro punto che ha evidenziato in questo senso è che gran parte del pianeta si trova sottoposto a occupazione militare a causa, tra altre cose, di conflitti per il controllo del territorio e della terra. Anche se questo è stato discusso durante l’incontro, Onorati ha spiegato che è necessario lavorare molto di più in quest’area, e proporre azioni concrete che vadano oltre al fatto di esprimere solidarietà ai popoli occupati.
Come altro punto negativo ha menzionato che parlando della terra a volte si pensa al tema della stessa forma di quando lo si fa come organizzazione non governativa, cioè lo si inquadra in una campagna, quando invece “la lotta qui è per il cambiamento, non per il convincimento”; per fare ciò è necessario un confornto di forze con i governi, andando oltre la denuncia che implica una campagna.

Pensando ad azioni concrete da realizzare ha menzionato l’occupazione di terre, in modo che queste rimangano nelle mani dei contadini.

“Per questo per esempio le occupazioni sono legittime. La maniera più utile per combattere gli investimenti su grande scala è quella di occupare la terra”, ha spiegato Onorati, perchè una multinazionale finanziaria “vince nel gap che si produce (...) tra l’acquisto di terra e la vendita del contratto per coltivare”. Per questo se qualcuno invade la terra “si perde ciò che tecnicamente si chiama ’guadagno di una futura rendita’: se tu gli tagli il guadagno [all’investitore] occupandola e utilizzandola in un altro modo [la terra], questo muore”, ha sentenziato.
Onorati si è anche riferito alla presenza di rappresentanti dei governi di Olanda, Stati Uniti, Brasile, Egitto, Siria e Iraq nell’ultima giornata della consultazione delle OSC, e ha detto che bisogna valutare politicamente il fatto che fossero presenti e anche come devono fare le organizzazioni per influire nelle decisioni in ambito pubblico.

Ha indicato che bisogna dimensionare il fatto che fossero presenti rappresentanti di governi arabi, perchè questi si opponevano a qualsiasi idea di società civile autonoma e auto organizzata. Per questo, che fossero venuti all’incontro parlava di un segnale, non che fossero diventati più democratici, ma che i movimenti e le organizzazioni si sono rafforzate, e ciò è un risultato molto utile per la società civile di questi paesi.
D’altra parte, come si possa influire nelle politiche dei governi dipende dalla mobilitazione che riesca a suscitare la società civile, perchè non è quanto siano buoni gli argomenti ciò che può convincere i governi, bensì la forza con cui questi vengano sostenuti.

“Bisogna trasformare la forza della piazza in organizzazioni, in proposte, e difendere le proposte mantenendo la radicalità [di queste], senza cambiarla perchè siamo seduti nella FAO. Questi sono processi, è necessario rafforzare i processi di partecipazione effettiva”, ha sottolineato Onorati.

Foto: Radio Mundo Real

Encuentro FAO-OSC

(CC) 2010 Radio Monde Réel

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